Le statistiche sanitarie rivelano non solo costi ed inefficienze, ma anche il disagio umano di pazienti, in particolare anziani, costretti a restare in ospedale per mancanza di assistenza post-dimissione. Si stima che ogni anno accumulino due milioni di «degenze improprie». Questa situazione è aggravata dalla sovraffollamento dei reparti: in medicina interna, l’86% delle strutture è in overbooking, con carenze di personale. Un’indagine di Fadoi indica che molti pazienti necessitano di cure più intensive rispetto a quelle previste.
Le statistiche evidenziano anche che circa un quarto dei ricoveri potrebbe essere evitato attraverso una migliore organizzazione dell’assistenza. Il 16% dei ricoveri, circa 612.000, riguarda pazienti riammessi poco dopo la dimissione, spesso per mancanza di una rete di supporto adeguata.
Le case di comunità, strutture destinate ad alleggerire il carico degli ospedali, sono viste come una soluzione chiave per migliorare la continuità assistenziale. Attualmente, solo 46 delle 1.717 previste sono attive, a rischio di non rispettare le scadenze del PNRR. Anche la situazione degli ospedali di comunità è critica, con solo 124 dei 568 programmati operativi.
La carenza di personale costituisce un ulteriore ostacolo. I recenti cambiamenti contrattuali nel settore sanitario mirano a inserire i medici di medicina generale come dipendenti del Sistema nazionale, ma i sindacati avvertono che ciò potrebbe portare a una fuga verso il privato, in un contesto già complicato dalla diminuzione del numero di infermieri.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.ilgiornale.it