Dopo la condanna a quattro anni di carcere e a cinque di ineleggibilità, Marine Le Pen ha duramente criticato la magistratura francese, definendo la sentenza come una “decisione politica” volta a escluderla dalle prossime elezioni presidenziali. Il 31 marzo, insieme ad altri otto eurodeputati, è stata condannata per appropriazione indebita di fondi pubblici, con l’ineleggibilità che entra in vigore immediatamente. La pena prevede anche una multa di 100mila euro, con due anni di carcere convertibili in braccialetto elettronico.
Durante un intervento su TFI, Le Pen ha espresso la sua fiducia nella corte d’appello e ha dichiarato di non avere intenzione di ritirarsi dalla politica. Ha sottolineato che il magistrato ha chiaramente attuato l’esecuzione provvisoria dell’ineleggibilità per impedirle di candidarsi. Nel corso dell’intervista, ha affermato che “la corte suprema è il popolo francese”, ponendo l’accento sul suo sostegno tra gli elettori nonostante la condanna.
Le Pen ha anche descritto i giudici come appartenenti a un regime autoritario e si è dichiarata innocente riguardo alle accuse, sostenendo di non aver mai utilizzato contratti truffa per accedere a fondi europei. L’ex leader del Rassemblement National ha ricevuto anche supporto da altri leader politici, tra cui Matteo Salvini e Viktor Orbán, che hanno difeso la sua posizione contro l’uso politico della giustizia. La situazione ha sollevato dibattiti sulla politicizzazione del sistema giudiziario in Francia.