Il 22 settembre, diversi sindacati di base in Italia hanno indetto uno sciopero generale di 24 ore per protestare contro la complicità del governo italiano nel genocidio israeliano a Gaza. Fino a 500mila persone si sono mobilitate in 90 manifestazioni di protesta in tutto il Paese sotto lo slogan “Blocchiamo tutto”, con diverse occupazioni di porti, stazioni ferroviarie e autostrade.
Il principale promotore dell’iniziativa, l’Unione sindacati di base, ha chiesto l’immediata interruzione delle relazioni con lo Stato di Israele. Il 3 ottobre è stato indetto un nuovo sciopero generale contro il genocidio israeliano, questa volta dai sindacati di base e dalla Cgil, con due milioni di persone che hanno partecipato alle proteste.
La solidarietà globale è cresciuta contro il genocidio israeliano, con milioni di persone che sono scese in piazza in tutto il mondo per chiedere la fine della violenza e della carestia imposta da Israele. Le proteste sono state represse in molti Paesi, ma hanno anche portato a una maggiore consapevolezza e mobilitazione a livello globale.
In Italia, le proteste hanno assunto varie forme, tra cui scioperi della fame, occupazioni di porti e stazioni ferroviarie, e manifestazioni di piazza. I lavoratori portuali hanno svolto un ruolo fondamentale nella protesta, rifiutando di caricare armi destinate a Israele e partecipando alla Global Sumud Flotilla per portare aiuti umanitari a Gaza.
Le proteste hanno anche influenzato gli attori istituzionali, con la bandiera palestinese che sventola su sempre più edifici pubblici in Italia e amministrazioni pubbliche che hanno votato per il riconoscimento della Palestina e il boicottaggio dei prodotti israeliani. Il movimento sociale italiano per una Palestina libera sta dimostrando una crescente consapevolezza e mobilitazione contro il genocidio israeliano e per una Palestina libera.
