UniCredit ha aumentato la propria partecipazione in Commerzbank al 21% e ha richiesto alla Banca Centrale Europea (Bce) l’autorizzazione per arrivare fino al 29,9%. Tuttavia, Berlino ha risposto negativamente all’idea di un’acquisizione maggiore, citando preoccupazioni legate al protezionismo economico e alla difesa dei posti di lavoro. Questo conflitto mette in evidenza le tensioni sul possibile sviluppo di un grande polo bancario europeo, capace di sfidare le potenze statunitensi e asiatiche.
UniCredit ha raggiunto il 21% di partecipazione grazie all’acquisto di uno strumento finanziario che rappresenta il 11,5%, oltre alla porzione del 9% già acquisita. La richiesta di UniCredit di superare la soglia del 10% è stata accolta con preoccupazione in Germania. Il cancelliere Olaf Scholz ha affermato che “le acquisizioni ostili non sono una buona cosa”, mentre Antonio Tajani, vicepremier italiano, ha difeso la legittimità dei mercati aperti in Europa, sottolineando che l’acquisto di una banca tedesca da parte di un’azienda italiana deve rientrare nel comodo delle norme del mercato unico europeo.
La reazione del mondo sindacale tedesco è stata altrettanto forte, con i sindacati che esprimono timori per la possibilità di tagli e ristrutturazioni, comuni in caso di fusioni. Frank Werneke, presidente del sindacato Ver.di, ha dichiarato che è essenziale mantenere Commerzbank come un’istituzione indipendente, soprattutto per il bene dell’economia tedesca e delle sue medie imprese. Ha accolto con favore la decisione del governo tedesco di non vendere ulteriori azioni di Commerzbank a UniCredit e ha sottolineato la netta opposizione del sindacato alla strategia aggressiva di UniCredit.
Infine, a preoccupare Berlino ci sono i potenziali rischi per l’accesso al credito delle piccole e medie imprese, nel contesto di una crescente incertezza internazionale. La questione dell’acquisizione da parte di UniCredit è quindi vista non solo come una questione economica, ma anche come una battaglia su valori più ampi riguardanti l’equilibrio tra il mercato libero e la protezione degli interessi nazionali.