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domenica, 20 Aprile, 2025
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Senza Cultura, Non C’è Politica

Ennio Flaiano, il 18 agosto 1979, ricordò un pranzo con il presidente della Repubblica Luigi Einaudi, evidenziando una classe dirigente attenta e sobria. Questa attitudine, ora raramente presente, è stata sostituita da narcisismo e debolezza intellettuale, danneggiando il mondo della cultura. Un esempio di questa incapacità è il Decreto cultura, divenuto legge, che mantiene l’Iva sulle opere d’arte al 22%, mentre paesi come Francia e Germania la fissano tra il 5,5% e il 7%. Questa scelta, oltre a essere dannosa, riflette anni di incompetenza culturale da parte della classe politica, gravando su un intero settore: non solo galleristi e mercanti, ma anche artisti ed editori, oltre alle istituzioni culturali.

L’Italia, essendo parte dell’Europa, rischia di vedere molti protagonisti dell’arte allontanarsi, con conseguenze dirette sulla capacità di musei e soggetti culturali di sviluppare progetti, poiché sempre meno investitori saranno disposti a puntare sul nostro paese. La miopia attuale e passata della governance ha trascurato il dinamismo della cultura contemporanea, privilegiando il consumo del patrimonio ereditato e la vendita dei biglietti, contribuendo al degrado dei siti culturali.

Molte attività culturali sono gestite da enti non profit del terzo settore, che non ricevono alcun tipo di agevolazione. Detto ciò, il vero problema è il vuoto intellettuale di una classe politica incapace di prendere decisioni efficaci. Emerge la necessità che la cultura diventi il fondamento su cui costruire la politica, evidenziando l’assenza di figure come Einaudi nel panorama attuale.

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