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mercoledì, 21 Maggio, 2025
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Separazione delle Carriere: Polemiche, Voto e Possibile Referendum

La proposta di separazione delle carriere per i magistrati italiani porterà a una lunga revisione costituzionale, richiedendo un doppio passaggio parlamentare con un intervallo minimo di tre mesi. La seconda votazione richiederà il quorum del 50%+1, e se ci sono modifiche al disegno di legge tra i passaggi, si dovrà ricominciare da capo. Per evitare un referendum confermativo, è necessaria l’approvazione da parte dei due terzi dei membri di ciascuna camera.

Il dibattito sulla separazione delle carriere si basa sulla necessità di distinguere tra magistratura requirente (pubblici ministeri) e giudicante (giudici), questione già affrontata dalla riforma Cartabia. Quest’ultima stabiliva che il passaggio tra le due carriere potesse avvenire una sola volta e solo entro dieci anni dall’assegnazione della prima sede. Negli ultimi anni, il numero di passaggi tra le due funzioni è diminuito drasticamente, rendendo questo tema meno rilevante: nel 2022, solo venti magistrati hanno richiesto un cambio di funzione su quasi 10.000.

Il nuovo ordinamento propone anche la creazione di un doppio Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), uno per ciascuna carriera. Un elemento controverso è la proposta di nominare due terzi dei membri di ciascun CSM tramite sorteggio, limitando l’influenza delle correnti interne. Questo meccanismo è considerato da alcuni un attacco all’indipendenza della magistratura, poiché riduce il controllo sui propri rappresentanti.

I membri laici dei CSM saranno estratti a sorte da un elenco di professori e avvocati compilato dal Parlamento. La riforma prevede che i vicepresidenti siano anche eletti tra i componenti sorteggiati. Tuttavia, in passato, molti vicepresidenti del CSM avevano precedentemente ricoperto incarichi politici, alimentando preoccupazioni sulla reale indipendenza di questo organo.

Inoltre, è prevista l’istituzione di un’Alta Corte disciplinare per giudicare i magistrati ordinari e sarà composta da membri nominati e sorteggiati. Attualmente, la giurisdizione disciplinare è gestita dalla Sezione disciplinare del CSM, con una composizione di membri eletto e magistrati. La riforma, aumentando il numero di membri e cambiando il rapporto tra laici e togati, solleva ulteriori preoccupazioni riguardo l’autonomia della magistratura.

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