Negli ultimi giorni sono emerse notizie contrastanti sull’economia italiana. La notizia positiva riguarda lo spread, che ha raggiunto i minimi storici da 15 anni, scendendo sotto i 90 punti base. Solo altre due volte negli ultimi quindici anni si era verificato un dato simile: nel febbraio 2021 e nella primavera del 2018. Le stime di organismi come Barclays e Citigroup prevedono uno spread che potrebbe scendere fino a 75 punti base, grazie a una politica di Bilancio rigorosa da parte del governo.
In concomitanza, l’Istat ha registrato un calo di 217.000 disoccupati su base annua, portando il tasso di disoccupazione a un 6,1% stabile e con 24.076.000 occupati, un incremento di 141.000 unità rispetto al trimestre precedente. La produzione industriale è tornata a crescere dopo 26 mesi di flessione, segnalando un aumento dello 0,3% rispetto all’anno precedente e del 1% su base mensile.
Tuttavia, la notizia negativa riguarda l’inflazione, che ha riportato in auge il fenomeno del fiscal drag. Questo meccanismo comporta che, nonostante gli aumenti salariali, il potere d’acquisto diminuisca a causa dell’aumento dei prezzi. Di conseguenza, i redditi più elevati pagano più tasse, con un guadagno per il governo stimato in 21 miliardi in 4 anni.
Nel breve termine l’inflazione risulta problematica, ma nel lungo periodo la diminuzione dello spread potrebbe generare un ritorno del potere d’acquisto e ridurre la pressione sulle politiche economiche. Questo scenario offre l’opportunità per un miglioramento sostenibile del debito pubblico.
Elaborazione AI: RassegnaNotizie.it
Fonte: www.ilgiornale.it