Un colpo di scena ha riaperto il caso della morte di Gene Hackman e della moglie Betsy Arakawa, trovati morti lo scorso 26 febbraio. La donna ha contattato un ambulatorio medico il 12 febbraio, il giorno successivo al presunto decesso stabilito dal medico legale. L’analisi del cellulare di Arakawa ha rivelato che ha chiamato tre volte il Cloudberry Health e ha risposto a una loro telefonata, lamentando un malessere, ma senza riferire difficoltà respiratorie. Aveva inizialmente fissato un appuntamento il 12, poi cancellato il 10, giustificandosi con la necessità di prendersi cura del marito. Tuttavia, la mattina del 12 ha cercato aiuto, ma non presentandosi per la visita, ha smesso di rispondere alle chiamate dell’ambulatorio.
L’autopsia ha confermato che Arakawa è morta per sindrome polmonare da hantavirus l’11 febbraio. Le sue ultime attività registrate risalgono a quel giorno. Hackman, invece, è deceduto il 18 febbraio, data in cui il suo pacemaker ha segnalato un arresto cardiaco, con morbo di Alzheimer come fattore contribuente. La questione della successione del suo patrimonio di 80 milioni di dollari è complicata dalla morte di Arakawa prima di lui, generando interrogativi su chi ereditera. Nonostante un testamento firmato nel 2005 che lascia i beni alla moglie, l’esclusione dei figli da un matrimonio precedente potrebbe dare loro accesso all’eredità, in assenza di una legittima beneficiaria. Un tribunale del New Mexico ha stabilito un’ordinanza restrittiva temporanea riguardante la divulgazione di documenti e materiali relativi alle indagini.