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sabato – 8 Novembre 2025

Transizione energetica in Europa

La transizione energetica non è più solo un tema ambientale, ma determina l’autonomia e la resilienza delle nazioni in un mondo instabile. Per oltre due secoli, l’economia globale è ruotata attorno all’energia, con la crescita, l’industria e il commercio basati sulla logica di bruciare risorse per generare calore e movimento, con carbone, petrolio e gas come motori di un sistema globale interconnesso e interdipendente.

Tuttavia, questa dipendenza si è trasformata in vulnerabilità, con conflitti internazionali, deglobalizzazione e crescente instabilità politica che hanno messo in evidenza i rischi di fondare la prosperità di una nazione sull’importazione di combustibili fossili. La sicurezza energetica è diventata una questione di politica statale. In Europa, le conseguenze di questa nuova realtà sono tangibili, con il continente costretto a riconfigurare il proprio modello energetico dopo aver importato oltre il 55% del proprio gas dalla Russia.

La risposta è stata chiara: investire nelle energie rinnovabili come prima linea di difesa contro l’incertezza geopolitica. Progetti come la Princess Elisabeth Energy Island, in costruzione al largo della costa belga, illustrano questa strategia, con la connessione di diversi parchi eolici offshore nel Mare del Nord che potranno generare fino al 20% del fabbisogno elettrico totale dell’Unione Europea. Le grandi potenze condividono la stessa diagnosi, con la Cina che guida lo sforzo globale verso l’autosufficienza energetica, detenendo oltre il 40% della capacità rinnovabile mondiale e investendo oltre 600 miliardi di dollari in progetti di energia pulita.

Tuttavia, questa transizione ha anche messo in luce una nuova debolezza: la dipendenza dai minerali critici. La Cina controlla il 70% della capacità globale di raffinazione di materiali chiave come litio, cobalto e terre rare, essenziali per la produzione di turbine, pannelli solari e batterie. I governi stanno reagendo, con l’Unione Europea che mira a garantire che almeno il 40% della lavorazione dei minerali avvenga all’interno dell’UE entro il 2030. L’innovazione tecnologica è diventata un altro pilastro di questo nuovo paradigma energetico, con progetti per riciclare metalli attraverso biotecnologie e creare batterie di nuova generazione a base di sodio.

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