Sono passate sei settimane da quando la commissione elettorale dell’Uganda ha annunciato gli otto candidati per le presidenziali del paese. Il fatto che tutti i candidati siano uomini è un’onta e del tutto prevedibile. Su 221 persone che hanno espresso interesse a correre per la presidenza, 15 erano donne, e di queste, solo tre hanno ottenuto sufficiente sostegno elettorale per essere considerate per la nomina.
Gli uomini in politica sostengono che la lista dei candidati tutta al maschile sia il risultato di un sistema elettorale equo e neutrale. Tuttavia, come possono le donne, che non hanno accesso alle stesse risorse e sono state sempre escluse, competere su un campo livellato? La neutralità mantiene un ambiente in cui le donne sono costantemente escluse dalle posizioni di potere più alte sotto la scusa della concorrenza.
Una delle ragioni per cui ho deciso di correre per la presidenza era rompere le barriere intorno a questa carica. Le donne rappresentano il 30% del governo, ma dall’indipendenza dell’Uganda, solo quattro donne hanno concorso per la presidenza. Questa carica rimane profondamente legata al maschilismo tradizionale, alle credenziali militari e alla politica del forte uomo.
La mia campagna per la presidenza si è concentrata sul risvegliare lo spirito dell’Uganda attraverso una governance inclusiva, la consegna dei servizi e la riforma legale. Ho proposto un sistema trasparente, decentralizzato e responsabile basato sulla giustizia sociale, insieme a una politica estera che amplifichi la leadership regionale dell’Uganda.
Tuttavia, mettermi in prima linea mi ha esposto a livelli elevati di oggettivazione. Nonostante fossi una donna in corsa per la carica politica più alta del paese, gli uomini hanno continuato a riferirsi a me con nomignoli come “baby, sweetheart, darling” in interazioni ufficiali. Ho anche subito molestie online, dove gli uomini mi hanno costantemente chiamato “la presidente del trucco, incapace di guidare chicchessia”.
Il mio fallimento nel fare la lista dei candidati per le presidenziali del 2026 mi ha dato nuova lena per combattere il sistema, ora che ho visto come funziona dall’interno. Ho intenzione di continuare a lottare per le donne che vogliono guidare l’Uganda, non solo come vicepresidenti o speaker, ma come presidente della Repubblica dell’Uganda. Ho fondato la Fondazione per le aspiranti presidenziali femminili, con l’obiettivo di nutrire, formare ed emancipare più donne in tutto il continente affinché corrano per la presidenza dei loro rispettivi paesi.

