Le schermaglie tra destra e sinistra dominano i dibattiti dei talk show italiani. Licia Ronzulli afferma che il centrosinistra è un “cartello elettorale” che si unisce solo per le elezioni e si divide successivamente. Michele Emiliano risponde sottolineando che la sconfitta del centrosinistra alle ultime elezioni è stata causata dalla mancanza di un’alleanza, evidenziando che un’alleanza unita avrebbe portato a una vittoria del centrosinistra. Andrea Scanzi critica Matteo Salvini, sostenendo che Meloni lo ha superato in abilità politica e lo definisce “il peggior ministro dei trasporti degli ultimi 70 anni”.
Tra i vari spunti dei talk show, Maurizio Gasparri di Forza Italia sostiene che il governo di centrodestra ha incrementato il numero di lavoratori dipendenti a oltre 24 milioni, riducendo la disoccupazione al 6%, contrariamente ai governi precedenti che avrebbero causato danni con politiche assistenzialiste. Roberto Fico, del Movimento 5 Stelle, commenta sulla presenza di Beppe Grillo alla costituente, considerandola naturale.
Ronzulli esprime la sua critica sugli alleati del centrosinistra, richiamando episodi di alleanze transitorie come quelle tra Calenda e Renzi o il PD. In un’altra osservazione, Mario Borghezio della Lega tocca il tema della storicità dell’Unità d’Italia, denunciando divisioni regionali. Dario Nardella del Partito Democratico critica il governo per l’alto costo di gestione dei migranti, etichettando l’approccio come uno “spreco di soldi pubblici”.
Maurizio Mannoni manifesta l’idea che ci sarebbero ruoli per Giuseppe Conte anche a destra del PD, se ci fossero idee e proposte concrete. Maurizio Molinari mette in evidenza il doppio messaggio di Conte, rivolto sia ai militanti del suo movimento che a Grillo e Appendino, avvisandoli di mantenere le distanze. Infine, Antonio Padellaro discute della possibilità che alcuni governi, tra cui quello italiano, possano disconoscere un mandato d’arresto da parte della Corte Internazionale per crimini di guerra contro Netanyahu e Gallant, sottolineando il delicato equilibrio politico in atto.