Il governo italiano sta valutando la trasformazione di due centri in Albania, Shengjin e Gjader, in Centri di Permanenza per i Rimpatri (Cpr). Queste strutture sono attualmente vuote a causa delle rinsistenze da parte dei giudici riguardo ai trattenimenti dei migranti. L’idea è stata discussa in una recente riunione tra la premier Giorgia Meloni, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi e il sottosegretario Alfredo Mantovano, e potrebbe concretizzarsi attraverso un nuovo decreto. I centri dovrebbero ospitare migranti irregolari già presenti in Italia e sotto decreto di espulsione, piuttosto che migranti in attesa di procedure di frontiera.
Il ministro per gli Affari europei, Tommaso Foti, ha confermato che si sta considerando un nuovo provvedimento prima della sentenza della Corte di giustizia europea. Tuttavia, Forza Italia esprime cautela e suggerisce di attendere il pronunciamento della Corte, prima di intraprendere azioni. Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, sottolinea l’importanza di stabilizzare l’intervento della giurisprudenza europea e nazionale.
I partiti di opposizione, come Italia Viva e il Partito Democratico, criticano la proposta, evidenziando che i Cpr già esistenti in Italia potrebbero essere sufficienti. Davide Faraone di Italia Viva osserva che il governo sembra forzare la situazione per riempire i centri albanesi. Simona Bonafè del PD mette in discussione l’efficacia del modello Albania, evidenziando le problematiche giuridiche circa la detenzione all’estero e la possibile sottrazione dei migranti al giudice naturale. Si sta inoltre valutando di trasferire la giurisdizione delle strutture da Roma a Tirana, un aspetto controverso e potenzialmente complicato.
