In Veneto persiste una significativa carenza di medici di base, evidenziata dal primo bando regionale per il reclutamento, che ha ricevuto solo 35 domande a fronte di 354 incarichi vacanti nel Veronese. Questa situazione ha sollevato preoccupazioni sulla salute della professione medica e sulla capacità di garantire assistenza adeguata ai cittadini.
Adriano Filice, segretario generale Spi Cgil Verona, sottolinea l’importanza di rivedere il ruolo del medico di medicina generale, suggerendo di integrarlo con altri professionisti come infermieri e personale di studio, per migliorare l’attrattività della specializzazione. Tuttavia, i problemi restano: le graduatorie di Azienda Zero mostrano disagi per i cittadini, e la convocazione dei nuovi medici per il 28 maggio non garantisce che tutti accetteranno i nuovi incarichi.
Il panorama è complesso, con una distribuzione disomogenea degli incarichi vacanti nei vari distretti: 114 nel Distretto 1, 66 nel Distretto 2, 69 nel Distretto 3 e 105 nel Distretto 4, oltre a sei posti vacanti per l’emergenza sanitaria territoriale.
La Regione sta introducendo Aggregazioni Funzionali Territoriali (Aft) nel tentativo di migliorare la medicina aggregata, che in passato non ha prodotto risultati efficaci. Filice avverte che senza una rete di assistenza di prossimità, gli anziani, spesso affetti da più patologie, devono affrontare trasferimenti difficoltosi per ottenere cure necessarie, con la conseguenza di sovraffollare i pronto soccorso. Questo scenario mette in discussione la qualità dell’assistenza sanitaria disponibile per la popolazione.
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Fonte: www.larena.it